Riva del Garda,
4 luglio 2011
IN MEMORIA DI
SILVANA GROFF
di Mario Cossali
dal Trentino di
lunedì 4 luglio 2011
Silvana Groff non ce l’ha fatta, la sua incredibile forza interiore ha ceduto al male che la stava perseguitando. Adesso dobbiamo parlarle, incontrarla solo attraverso le sue opere, che abbiamo sempre amato sfidando insieme a lei, in ogni caso combattente indomita, anche la larvata noncuranza di tanti che si occupano di arte o che della promozione dell’arte dovrebbero preoccuparsi per la loro funzione pubblica. Adesso Silvana torna nel suo mitico regno della Regnana, sull’altopiano di Piné, dove sarà sepolta, in quel regno della natura e della piccola-grande gente di montagna, dove era nata e cresciuta, creativa, generosa e ribelle.
La sua pittura aveva preso a pretesto l’occasione naif per fare un discorso sulla vita, sul tempo e sulla speranza degli uomini, partendo dalle sue radici e da quell’universo contadino-montanaro, che per lei è sempre stato punto di riferimento, quasi bussola nelle tempeste.
L’originalità creativa della sua arte non sta comunque tanto nel tema, quanto nel linguaggio e in particolare nel colore, nella sua disposizione e costruzione, vero e proprio fondamento della spazialità della visione. Il bianco, il rosso, il grigio, il marrone e onnipresente il verde tratteggiano il modo dei suoi quadri, mettono in evidenza, con accentuazioni ogni volta diverse, l’emozione poetica che li percorre, li fa pulsare.
Nelle scene di vita contadina, nelle scene della vita di Cristo palpita il respiro di un’epopea umana e sacra, nella quale Silvana Groff si è riconosciuta come parte integrante di un lungo cammino, carico di senso, anche nelle fatiche e nei dolori. Se ne è andata un’artista di razza, ancora giovane nonostante i tanti anni di militanza pittorica e di estenuata, caparbia coerenza estetica ed etica.
L’ultima mostra di Silvana Groff aveva un bel titolo “Un antico cuore verde”, per una pittura che appunto sa di antico, che è colma di sentimenti genuini e che è sempre stata legata alla terra nel suo instancabile, seppur pericolante, rifiorire. |
Trento, 5 luglio 2011
Silvana Groff, una forza
della natura e della cultura
di Marco Boato
da l’Adige di
martedì 5 luglio 2011
Silvana Groff è stata una grande pittrice “contadina”. L’aggettivo non è una limitazione della sua arte, ma l’espressione della sua poetica e delle sue radici, a cui non ha mai voluto rinunciare. Pur vivendo da decenni nella urbanità straordinaria di Riva del Garda, che amava e che conosceva in ogni suo aspetto, non ha mai voluto e potuto dimenticare la sua terra contadina originaria, in cui era nata il 13 ottobre 1947 a Regnana, nell’altopiano di Pinè, e da cui continuava a trarre alimento vitale e ispirazione culturale e artistica.
Anche i suoi straordinari quadri di tematica religiosa erano tutti immersi nel mondo contadino, con un Cristo attorniato da gente povera e umile, piena di dignità, di fierezza e di contenuta commozione. Era come se, a distanza di duemila anni, Silvana volesse farsi ancora portavoce della gente semplice e della vita semplice, che aveva circondato e seguito la testimonianza di Gesù, in alternativa ai potenti di allora e di oggi, in contrapposizione all’ipocrisia dei “dottori del tempio”, di allora e di oggi. Quella di Silvana era sì una poetica artistica, ma anche una poetica sociale e della natura. Infatti anche tutti gli altri suoi quadri si ispiravano ad una sorta di religiosità naturale, erano intrisi di un amore per i campi, i fiori, le piante, gli animali, al punto da sembrare la “laica” traduzione pittorica del cantico delle creature di Francesco d’Assisi.
Due anni fa Mario Cossali (che ha sempre amato e valorizzato la sua pittura) aveva promosso una mostra dei quadri di Silvana Groff nella splendida cornice di Isera. Li conoscevo già quasi tutti, a cominciare da quello a cui era più affezionata e che non aveva mai voluto vendere: raffigurava il suo vecchio padre contadino, coricato alla buona, ancora vestito in modo dimesso e col cappello a coprirgli gli occhi, su un modesto divano casalingo. Nella mostra di Isera c’era anche tutto il ciclo di pitture di ispirazione religiosa, attorno alla figura del Cristo, tra cui una straordinaria “pietà contadina”, con Gesù deposto dalla croce e attorniato dalla povera gente piangente, quasi in modo corale e con uno sfondo inconfondibile di fiori e di alberi.
Chiesi a Silvana se era possibile comprarlo. Mi rispose che era troppo affezionata a quel quadro per staccarsene (un po’ come per quello del padre dormiente). Le dissi che però non era per me, ma per fare a mia volta un dono al mio “antico” amico vescovo e segretario particolare di Giovanni XXIII, che viveva (e vive) nel piccolo paese bergamasco di Sotto il Monte, in occasione del suo 94° compleanno (eravamo nel 2009 e mons. Loris Capovilla è nato il 14 ottobre 1915). Solo allora Silvana acconsentì a vendermi quel bellissimo quadro, commossa all’idea che quella sua opera entrasse nell’umile studio di mons. Capovilla a Ca’ Maitino, dove c’è la casa-museo di papa Giovanni, un papa che aveva sempre riconosciuto con gioia e con amore le sue poverissime radici contadine.
Portai personalmente il quadro a Sotto il Monte in occasione del compleanno e da lì nacque anche un commovente scambio epistolare tra il vescovo Capovilla e la pittrice Silvana Groff, che si è rinnovato anche in altre occasioni, fino a poche settimane prima della morte e ora anche dopo la scomparsa di Silvana: “La notizia mi ha raggiunto in questa mia stanza di lavoro, illeggiadrita, lo sapete, dalla Deposizione di Gesù, primo fiore della ispirazione di questa piccola grande Donna meritevole di elogio biblico. Ho pianto… Finchè avrò vita, ogni giorno penserò a Silvana e a voi”.
Ho accompagnato col marito Luigi e con le sorelle, in queste settimane e in questi giorni, la “via crucis” che ha portato Silvana alla morte poco prima delle 22 della sera di sabato 2 luglio in una stanza dell’Ospedale S:Chiara di Trento, dov’era stata amorevolmente assistita dopo un primo ricovero all’ospedale di Arco. La medicina in questo caso nulla ha potuto contro un tumore ormai devastante, ma Luigi Marino mi ha detto quella notte, poco dopo la sua scomparsa: “Leggo sempre di polemiche sulla sanità trentina, ma io debbo riconoscere che, sia ad Arco sia a Trento, Silvana ha avuto tutta la migliore assistenza possibile, pur nella sua situazione ormai disperata”.
Non sarebbe giusto concludere questo commosso ricordo di Silvana Groff senza sottolineare che nella sua vita l’arte si è sempre intrecciata anche con l’impegno civile e politico. Personalmente l’ho conosciuta insieme a Luigi proprio nel 1996, in occasione della prima campagna elettorale dell’Ulivo nel collegio di Rovereto e Riva. Con lei ho girato Riva marciapiede per marciapiede, negozio per negozio, incontrando sempre persone che lei conosceva e che la riconoscevano. Una campagna elettorale tra la gente e con la gente, come a lei piaceva e come lei sapeva fare: con la sua irruenza, con la sua schiettezza, con la sua immediatezza. Anche in questo era davvero “una forza della natura”. Dopo la vittoria elettorale, con Silvana e con Luigi è iniziato un lungo percorso non solo nell’Ulivo delle origini prodiane, ma anche nei Verdi rivani e trentini, con i quali lei si è impegnata in ogni occasione. Quell’ “antico cuore verde”, di cui ha parlato giustamente ‘l’Adige’ di lunedì, lo esprimeva sia nella pittura, sia nell’impegno politico e civile, sia nella famiglia e con le amicizie, tra le quali ricordo la soprano Mietta Sighele, a lei affezionatissima.
Ora Silvana Groff non c’è più. Anche di fronte all’imminenza della morte, era più preoccupata per Luigi, per i suoi figli Matteo e Sergio e per l’amatissimo nipotino Pablo (a cui ha fatto non solo da nonna, ma anche da mamma), oltre che per gli altri familiari, più che per se stessa. Nell’intervallo tra due visite, mi fece una telefonata riservata, parlando non di se stessa, ma di Luigi e dei suoi. Su di sé, mi disse solo che stava programmando una prossima mostra per fine luglio a Regnana, proprio il suo paese di origine dove ci saranno l’estremo congedo e la sepoltura mercoledì 6 luglio, dopo che sarà ricordata anche la sera di martedì 5 luglio nella parrocchia di San Giuseppe a Riva del Garda.
Mi auguro che la mostra della pittrice Silvana Groff nella “sua” Regnana venga realizzata ugualmente, perché non si spezzi il filo del ricordo, della conoscenza e della riconoscenza per questa donna che – col suo carattere forte e irruento (non sempre facile da accettare per chi è abituato ad altri stili) e con la sua vitalità straordinaria – merita di continuare a vivere con le sue opere anche dopo la sua morte, affrontata con dignità e con coraggio. A lei si addice davvero l’estremo saluto: “che la terra sia lieve sopra di te”.
Marco Boato
già deputato e senatore della Repubblica
per più legislature
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Regnana-Trento
luglio 2011
ricordando Silvana
di Sandro Boato
(a Luigi)
Quel tessuto di fiori
minimi timidi
multicolori
che le tue donne avvolge
e i contadini e i piccoli
dal tuo pennello uscito
un ricamo di affetti
è diventato
il segno d’una vita
laborïosa
di un’arte che placa
la tua rabbia del vivere
del correre e soccorrere
senza mai tregua
donando tregua agli altri
ed il coraggio.
Occhi neri infuocati
vibrante
tutto il corpo nell’ansia
la voce battagliera fino al giungere
troppo presto la sera.
essebì
Riva del Garda, 4 luglio 2011
Si È fermato
quell’«antico
cuore verde»
Morta a 63 anni
l’artista Silvana Groff,
donna schietta e genuina
da l'Adige di
lunedì 4 luglio 2011
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Regnana, mercoledì 6 luglio 2011 – ore 16
IN MEMORIA DELLA CARISSIMA SILVANA GROFF
saluto di Marco Boato al termine della cerimonia funebre
Caro Luigi, cari Matteo e Sergio, caro e amatissimo Pablo, cara Mamma Emma, care sorelle Carmen, Livia e Graziana, caro fratello Sergio, cari familiari tutti e care amiche e amici che siete venuti oggi qui a Regnana a dare l’estremo saluto alla vostra e nostra carissima Silvana Groff.
Non ci sono parole adatte a lenire il dolore profondo di chi ha perso così presto, troppo presto, una persona bella e straordinaria come Silvana. E’ il dolore di chi l’ha partorita, di chi l’ha amata per tutta la vita costruendo con lei la propria famiglia, di chi le è stato figlio e nipote - un nipote a cui lei ha fatto anche da mamma -, di chi le è stato sorella e fratello, di chi l’ha avuta come familiare e di chi l’ha conosciuta e amata nel rapporto di amicizia come donna, come artista, come persona dedita non solo alla famiglia e alla pittura, ma anche all’impegno sociale, civile e politico. Ieri sera moltissimi si sono congedati da lei nella parrocchia di San Giuseppe a Riva del Garda, dove Silvana ha vissuto con la sua famiglia così a lungo e vivendo quella città nella pienezza della sua vita e della sua vitalità. Oggi pomeriggio siamo in tanti a renderle l’estremo saluto qui, nella chiesa della “sua” Regnana, nel paese in cui è nata, nel quale ha sempre mantenuto le sue radici, dal quale non si è mai distaccata non solo per i legami familiari, ma per l’amore per la sua terra, per la sua gente semplice, per la sua cultura così strettamente legata alla natura e alle sue creature. E ci sono molte altre persone di Riva del Garda, di Trento e di Rovereto che mi hanno chiesto di ricordarle e di accomunarle in questo estremo saluto a Silvana, pur non potendo essere fisicamente presenti.
Silvana aveva un carattere forte e schietto, che forse qualche volta ha turbato chi è abituato a forme più rituali nelle relazioni personali. Silvana era una donna coraggiosa e con una fortissima carica di umanità e generosità: più che a se stessa, ha sempre pensato in primo luogo alla sua famiglia e alla sua comunità e si è dedicata alla pittura e all’arte compenetrandola della sua fede profonda e antica, mettendo la sua gente accanto al Cristo nei quadri di ispirazione religiosa e mettendo una religiosità laica nelle pitture che riproducevano la natura, i suoi campi, i suoi fiori, i suoi animali, come se stesse dipingendo il cantico delle creature di Francesco d’Assisi.
Pur non avendola mai conosciuta personalmente, ecco il messaggio che ha mandato per lei e i suoi familiari più stretti il vescovo Loris Capovilla, l’antico segretario particolare di papa Giovanni XXIII, che nel suo studio a Sotto il Monte ha collocato un quadro di Silvana che raffigura la Deposizione di Gesù, una bellissima e autentica “pietà contadina”: (segue lettura messaggio ai familiari di Mons. Capovilla).
« Sotto il Monte Giovanni XXIII 3. VII. 2011 A. D.
San Tommaso apostolo “Signore, rendici poveri, liberi, esultanti”.
Colletta della domenica XIV A. O.
Ai miei cari fratelli ed amici
Luigi, Sergio e Matteo, Pablo.
Marco Boato, a voi e a me più che familiare, mi ha comunicato il transito di Mamma Silvana. La notizia mi ha raggiunto
in questa mia stanza di lavoro, illeggiadrita, lo sapete, dalla Deposizione di Gesù, primo fiore della ispirazione pittorica
di questa piccola grande Donna meritevole di elogio biblico. Ho pianto. Al sepolcro di Lazzaro, Gesù ha addirittura singhiozzato.
Subito ho sillabato l’addio, così struggente e religioso, carico di ammirazione e nostalgia, riconoscenza e affetto.
Ho pregato per voi che stringo teneramente al mio cuore. Poi sotto il prestigioso ed eloquente dipinto ho riletto la lettera
inviatami da Silvana e la mia risposta del 3 novembre 2009.
Accanto alla lacrimata Bara arde il cero pasquale e risuonano arcane parole del divino
Maestro: “Io sono la risurrezione e la vita.
Chi crede in me, anche se morto, vivrà”. Il cero della risurrezione ci rivela che la morte è uno sprazzo di luce che squarcia
il mistero,
dirada le tenebre dell’orgoglio,
placa le angosce, alimenta la speranza.
Preghiamo insieme: “Credo in Dio e credo nell’uomo quale immagine di Dio. Credo negli uomini, nel loro pensiero, nella loro
sterminata fatica, che li ha fatti essere quello che sono. Credo
nella vita come gioia e come durata; non prestito effimero
dominato dalla morte, ma dono
definitivo. Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di sublimazione.
Credo nella
gioia; la gioia di ogni stagione, di ogni tappa, di ogni aurora. Credo nella possibilità di una grande famiglia umana,
quale Cristo la volle; scambio di tutti i beni dello spirito e delle mani, nella pace. Credo in me stesso, nella capacità che Dio
mi ha conferito, perché possa sperimentare la più grande
tra le gioie, quale è quella di donare e di donarsi”
(card. Giulio Bevilacqua).
Vi amo. Vi benedico. Non dimenticatemi. Sinché avrò vita, ogni giorno penserò a Silvana e a voi.
Aff.mo + Loris Francesco Capovilla
ARCIVESCOVO DI MESEMBRIA
TITOLO DI ANGELO GIUSEPPE RONCALLI (1934-1953) »
Noi tutti, amiche e amici qui presenti, ci stringiamo a tutti i familiari in una catena di amore, di profonda solidarietà nel dolore, di amicizia fraterna, di rimpianto e di commozione nella memoria della carissima Silvana. Ma anche – lasciatemelo dire, se posso anche a nome vostro – nella gioia di averla conosciuta e riconosciuta, di averla amata e di averla ammirata, anche quando abbiamo avuto a che fare con la sua forza vulcanica, con la sua irruenza priva di ipocrisie, con la sua schiettezza senza veli.
Questo era Silvana: una donna vera, capace di grandi slanci e anche di grandi arrabbiature, ma sempre sincera e autentica, sempre generosa e coraggiosa. Lo è stata anche di fronte alla morte, quando ha capito che stava arrivando così presto e così velocemente la sua ora estrema. Ha sofferto, ma le sono state risparmiate sofferenze più atroci. Ha pianto, ma non ha mai perso l’amore per la vita. Fino all’ultimo, ha pensato più ai suoi familiari che a se stessa, avendo i suoi familiari – in modo particolarissimo il marito Luigi e le sue sorelle, oltre ai suoi figli – accanto al suo letto di dolore. Luigi in particolare l’ha accompagnata fino all’ultimo istante, stringendole amorevolmente la mano mentre la morte se la portava via.
Ma l’amore, la fede e la speranza sono più forti della morte. Silvana continuerà a vivere con le sue opere d’arte, che sono un inno alla vita e alla gioia di vivere nella natura e con la natura, con i suoi legami familiari che sono indistruttibili, con i suoi rapporti di amicizia che sono profondi e imperituri, con l’intima relazione con la sua terra, che resterà nella memoria dei tanti che l’hanno conosciuta e amata.
Silvana è stata davvero una forza della natura e della cultura, oltre che nell’impegno civile e politico. Non era ecologista per ideologia, ma perché amava la natura e tutti gli esseri viventi. Nel momento dell’estremo congedo terreno, non le vogliamo dire “addio”, vogliamo dirle più semplicemente “arrivederci Silvana”. Ci rivedremo e ti rivedremo, Silvana carissima, dovunque tu hai lasciato una traccia profonda di te, nelle tue opere, nelle persone che hai amato, nella tua terra che non hai mai dimenticato e nella quale ora ritorni accompagnata da tutti noi.
Ti abbiamo voluto bene Silvana, ognuno a modo suo, e continueremo a volerti bene, facendoti continuare a vivere nella comunione dell’amore e del ricordo. Ora, Silvana, che la terra di Regnana sia davvero lieve sopra di te.
Marco Boato
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